lunedì 31 marzo 2014

Ortaggi insoliti: il peperoncino a campanella

Ortaggi insoliti: il peperoncino a campanella

Tra le molte varietà di peperoncino piccante, la varietà della “a campanella” (Bishop Crown) occupa un posto importante per le sue peculiarità. Anzitutto la sua taglia: può crescere come un peperone normale fino ad una altezza di 150-200 cm, contrariamente agli altri peperoncini piccanti che hanno generalmente taglie più contenute.

Il nome della varietà è Bishop Crown, che si può tradurre come Cappello del Vescovo. Non è eccessivamente piccante, per cui si presta ad essere conservato ripieno sottolio, fornendo un antipasto veramente originale per la vostra tavola delle grandi occasioni. Infine, sempre contrariamente a quasi tutte le varietà di peperone, può essere coltivato con successo come pianta perenne, arrivando a formare dei cespugli molto decorativi

Il peperoncino a campanella, dalla caratteristica forma, è molto decorativo.
 

Occorre procurarsi i semi presso qualche amico, perché non è facile trovarli in commercio. In genere gli hobbisti orticoltori scambiano volentieri semi particolari. La semina va fatta dalla metà di marzo, ma è preferibile posticiparla (o ripeterla) alla metà di aprile per essere più sicuri che i semi abbiano la temperatura minima necessaria all’attecchimento (25-30 °C). E’ preferibile seminare in vasetti singoli nei quali disporre due-tre semi: quando le piantine saranno alte 4-5 cm lasciare solo la più bella. Quando la piantina ha messo 5-6 foglie e raggiunto una altezza minima di 10 cm può essere trapiantata a dimora nei vasi.

 
Coltivare i peperoncini piccanti

Dagli innocui Bell e Poblano  agli infernali Fatali, Habanero , Bhut Jolokia e Trinidad Scorpion Moruga

Coltivare l’orto Editrice 2013

72  pagine. Formato 17x24. Prezzo euro 5,00

Esistono migliaia di varietà coltivate di peperoncino. Si tratta di una spezia amata e diffusa in tutto il mondo, attorno alla quale si è sviluppata una cultura che vede impegnati migliaia di appassionati. Spesso questi si tramutano in veri e propri collezionisti di varietà , molte delle quali si contendono la palma di peperoncino più piccante al mondo. Dopo una lunga permanenza dell’Habanero ai vertici del Guinness dei Primati, ora è la volta del Bhut Jolokia. Questo libro introduce in modo semplice ma completo all’affascinante mondo dei peperoncini e alla loro coltivazione: anche un piccolo terrazzo può essere sufficiente.

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La dimensione delle bacche è di 4 cm circa a maturazione. (Nella foto, a confronto con pomodori)
 

L’apporto idrico ridotto in prossimità della maturazione esalta il sapore degli ortaggi.
Nonostante la taglia della pianta sia ragguardevole, personalmente l’ho coltivata in vasi di 18 cm di diametro, pur avendo qualche difficoltà con l’irrigazione che doveva essere ripetuta anche due volte al giorno. Consiglio però vasi di 22-25 cm. La scarsità di acqua rende lavacca più piccante. In genere con qualunque varietà, se volete ottenere peperoncini più piccanti riducete molto l’irrigazione quando cominciano a diventare rossi ed eliminatela del tutto una settimana prima di raccogliere la pianta ed appenderla a testa in giù. Questo vale per qualunque tipo di peperoncino, ed in genere è un espediente valido  per esaltare il sapore di qualsiasi ortaggio non da foglia.

I peperoncini a campanella non sono molto picccanti, si prestano ad essere conservati sottolio ripieni.
 
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L’antica abitudine di coltivare un orto sta tornando di grande attualità. Dopo qualche decennio trascorso nella illusione di un consumismo facile senza prezzi da pagare, ci stiamo accorgendo che alcuni prezzi ci sono: la rinuncia alla genuinità dei cibi e una totale subordinazione a un sistema produttivo di cui non si conoscono i meccanismi. L’orto come lo si intende oggi non è solo una piccola fonte di reddito, ma soprattutto una nuova filosofia di vita, un metodo sano per recuperare il giusto rapporto con la natura, con la terra e con il cielo. Purtroppo, molte conoscenze sono andate perse, e oggi non esistono scuole né insegnanti in grado di trasferire cognizioni non accademiche, ma pratiche, a chi vuole incominciare.
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Quando la pianta esaurisce il suo ciclo stagionale e perde tutte le foglie, in autunno, lasciatela nel suo vaso alla luce e non fatele mancare nel corso dell’inverno qualche modesta innaffiatura.  A marzo potate il fusto ad una altezza di 30 cm circa e concimate abbondantemente. La pianta risponderà risvegliandosi ed emettendo nuovi getti che fruttificheranno da giugno in poi.

Per rendere i peperoncini più piccanti è consigliabile essere parchi nella irrigazione.
 

Le bacche hanno una lunghezza di 4 cm circa, sono verdi all’inizio e diventano di un bel rosso brillante a maturazione. Per ricavare i semi raccogliete alcune bacche ben mature e lasciatele asciugare al sole disponendole su un foglio di carta. Oppure, come si usa di solito con i peperoncini annuali, estirpate la pianta ed appendetela a testa in giù in un luogo dove non prenda pioggia. Quando la buccia sarà completamente raggrinzita aprite la bacca e lasciatene scivolare fuori una cascatella di preziosi semini: conservateli ben all’asciutto per seminarli nell’anno successivo.

 

Coltivare l'orto
di Bruno Del Medico
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Le due piante appaiate sono di peperoncino rosso a mazzetti normale (a sinistra) e peperoncino a campanella (a destra). Si nota dalla dimensione delle foglie che la taglia del secondo è almeno il quadruplo di quella del primo.
 
 
 
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Fagiolino rampicante “Un metro”, o fagiolo asparago

Fagiolino rampicante “Un metro”, o fagiolo asparago

Il fagiolino Un metro è un fagiolino a cornetto mangiatutto, con la particolarità che è lunghissimo, da ciò il suo nome e la conseguenza evidente che ne esiste solo la varietà rampicante.Se si coltiva un piccolo orto è preferibile far nascere preventivamente i fagiolini in vasetti riempiti di terra, Si trovano contenitori alveolari da vivaio, ma si possono usare anche i bicchieri di plastica.

Il fagiolino Un metro è un fagiolino a cornetto mangiatutto, con la particolarità che è lunghissimo, da ciò il suo nome e la conseguenza evidente che ne esiste solo la varietà rampicante.
Può essere coltivato come tutti i fagiolini rampicanti: semina da aprile a giugno, raccolta scalare cominciando circa 50 giorni dopo la semina. Il baccello è lunghissimo, ma conviene raccoglierlo quando ha una lunghezza massima di 30 cm circa. Comunque, è un fagiolino senza filo, neppure quando è molto sviluppato. La raccolta va fatta ogni due o tre giorni ed è agevole trattandosi di pianta rampicante.
Ha bisogno di una concimazione preventiva leggera. Come tutti i fagioli, è in grado di fissare autonomamente l’azoto con le radici, quindi non ha bisogno di concimazioni azotate, anzi al termine della coltura il terreno risulta arricchito di questo prezioso minerale.

Fiori e baccelli di fagiolino Un metro
 
Coltivare l'orto di Bruno Del Medico
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E’ molto produttivo, anche se i suoi baccelli non raggiungono la prelibatezza dei più noti cornetti mangiatutto. Tuttavia, dopo averne cucinato una gran parte per il consumo diretto, resterà una abbondante produzione da lavare, tagliare a pezzi e congelare per i minestroni invernali.
I fagiolini vanno normalmente seminati direttamente in terra, disponendo i semi in fila serrata in un solco profondo circa 10 cm. Se però si coltiva un piccolo orto, allora è preferibile far nascere preventivamente i fagiolini in vasetti riempiti di terra (ci sono contenitori alveolari di plastica nera, ma si possono usare anche i bicchieri di plastica da tavola). Quando le piantine hanno sviluppato 3 o quattro vere foglie, si possono trapiantare in terra. In questo modo si eviteranno quegli antiestetici tratti vuoti nelle file, dovuti a lumache e uccelli che hanno banchettato con i semi indifesi.

I fagiolini Un metro vanno raccolti quando hanno una lunghezza di 30 cm circa.
 

Occorre dotare le piantine di sostegni: per esempio dei tutori (canne) alti almeno due metri fuori terra e collegati a due-tre tra loro “a capanna”. Oppure meglio stendere una rete di plastica acquistabile in qualunque Garden center. Il fagiolino Un metro è un ortaggio di coltivazione facile, che può dare grande soddisfazione. E’ importante non far mancare mai l’acqua perché, come tutti i fagioli, tende ad appassire rapidamente.

La produzione è abbondante e prolungata nel tempo. Raccogliere ogni tre giorni circa.
 
Che cosa mettere nell'orto
28 Pagine. Formato 15x21 cm. Illustrato
Euro 2,00. 

Quando ci accingiamo coltivare un orto abbiamo in mente alcuni ortaggi principali, quelli solitamente più presenti sulla nostra tavola, e ignoriamo che la gamma di varietà è veramente vasta. Molti credono che l’orto rappresenti una attività da iniziare in primavera terminare alla fine dell’estate: invece, ci sono moltissimi ortaggi che possono esser coltivati anche l’inverno, semmai con dei piccoli accorgimenti per preservarli dal gelo. Molti altri rimangono stupiti quando affermo che ci sono almeno un centinaio di ortaggi diversi, considerando solo le varietà principali. Questo libricino, per le sue dimensioni e le sue finalità, non vuole essere esaustivo ma vuole offrire una prima base di valutazione e conoscenza.
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Malattie dell’orto. L’oidio o mal bianco

Malattie dell’orto.  L’oidio o mal bianco

Le malattie fungine (crittogamiche) più frequenti nell’orto sono la peronospora e l’oidio, detto anche mal bianco, muffa bianca, nebbia, albugine. La peronospora si combatte con prodotti a base di rame, mentre per l’oidio l’arma decisiva è lo zolfo.

Esistono in commercio numerosissimi prodotti a base di zolfo (o anche zolfo ramato) ma quando l’attacco non è troppo prepotente si può ricorrrere a metodi naturali.

Attenzione però, nessun metodo è curativo: quindi una pianta ammalata non guarirà mai. E’ possibile recuperarla eliminando tutte le parti infette e trattando le parti sane a scopo preventivo. Ovviamente però se l’infezione è troppo avanzata, non  esiste altro rimedio che sradicare la pianta e smaltirla ben lontano dall’orto per evitare che le spore si disperdano sul terreno.

Foglie di salvia su cui sta comparendo la muffa bianca
 

L’oidio è un fungo parassita che si diffonde rapidamente creando un feltro di colore biancastro e di aspetto pulverulento. Colpisce tutte le parti della pianta: le foglie, i germogli ed i frutti. Questi arrestano la crescita, decolorano e ammuffiscono. L’oidio attacca tutti gli ortaggi, ma in modo particolare le cucurbitacee, zucchine e cetrioli.

La propagazione avviene attraverso spore che possono essere veicolate anche dal vento, ma in genere dalla temperatura moderata (il massimo della diffusione avviane quando latemperatura si aggira ttorno ai  22 gradi) e dalle condizioni umide in cui si trova la pianta. Per la verità, tutte le malattie crittogame si sviluppano con particolare virulenza in presenza di condizioni climatiche umide  e scarsa ventilazione.

 
Pianta di zucchini che può essere recuperata eliminando tutte le foglie con segni di muffa e trattando le altre con zolfo.
 

Come CONCIMARE L'ORTO
Uso dei concimi
organici e chimici
con la ricetta per ogni ortaggio
, anche in vaso. Fertilizzare il terreno  con il compost

110 Pagine. Formato 17x24 cm. Illustrato
Euro 10,00 
L’orto classico è sempre stato coltivato su aree di terreno concimate ogni anno, ripetutamente, tramite l’aggiunta di concimi organici, come le deiezioni animali. Per questo, quando si parla di terra da orto, si intende una terra ben grassa e fertile. Purtroppo negli ultimi decenni diversi fattori hanno fatto sì che gli ortaggi venissero coltivati in terreni sempre meno fertili: da qui l’esigenza di aggiungere elementi nutritivi a base di concimi chimici. Anche nei piccoli orti domestici diventa sempre più difficile fornire annualmente le dosi minime necessarie di concimi organici, per diversi motivi quali i problemi di gestione pratica e igienica degli stallatici, la difficoltà di reperimento dovuta alla rarefazione delle stalle e, nelle zone più abitate, i problemi di convivenza con il vicinato. Gli ortaggi sottraggono grandi quantità di nutrimento al terreno, la cui fertilità va integrata ad ogni nuova coltivazione; dunque, oltre a soffermarsi sulla concimazione organica, questo libro esplora anche le tecniche di concimazione chimica.

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Prevenire l’oidio

Una prima prevenzione la si attua rispettando le distanze di impianto e lasciando spazio tra le piante, in modo che l’aria circoli. Nel  caso dei pomodori, peperoni e melanzane, eliminare tutte le foglie in basso che potrebebro venure a contatto con il terreno. Inoltre sfogliare le piante troppo ricche di foglie che impediscono il passaggio di aria e luce tra la chioma. Per i zucchini, eliminare le vecchie foglie al di sotto della zona fruttifera. Si consiglia di innaffiare a scorrimento, oppure, se si vuole innaffiare a pioggia, farlo alla prima alba e non la sera, quando l’acqua rimane sulle foglie per tutta la notte. Inoltre, sostenere con canne o reti gli ortaggi più alti.

 
Pianta di zucca ormai compromessa dalla malattia.
 

COMBATTERE L’OIDIO

Per la lotta all’oidio si utilizzano prodotti a base di zolfo, anche con più applicazioni nel corso del ciclo produttivo della pianta.  In agricoltura biologica l’uso dello zolfo è consentito.

  Lo zolfo agisce per contatto. Il trattamento deve essere diffuso uniformemente su tutta la superficie da proteggere. A tal fine sono da preferire i trattamenti liquidi a quelli in polvere.  Nell’usare lo zolfo bisogna fare attenzione alla temperatura. Sotto i 18 gradi non produce effetto, sopra i 30 può essere tossico per la pianta.

Lo zolfo non è tossico rispetto gli animali domestici (cani e gatti) e non penetra negli ortaggi, per cui è sufficiente un buon lavaggio per eliminarlo completamente. Viceversa alcuni antioidici di sintesi  reperibili sul mercato possono accumularsi sui prodotti e vanno usati solo in caso di estrema necessità.

Lo zolfo in polvere va distribuito sulle piante con un soffietto, all'alba presto quando le foglie sono ancora umide di rugiada.

 

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Naturalmente come già detto, prima di irrorare la pianta bisogna rimuovere tutte le foglie già colpite perché lozolfo ha potere preventivo, non curativo. Irrorare tutte le parti della pianta, anche lo stelo principale e le parti inferiori delle foglie.

 

Se poi si vogliono usare metodi casalinghi e materiali più facilmente reperibili rispetto allo zolfo,  nei casi in cui l’infezione è ancora leggera si possono usare i seguenti prodotti:

Bicarbonato o aceto: un cucchiaio abbondante di bicarbonato o di aceto, disciolto in un litro e mezzo di acqua.

Acqua ossigenata: Spruzzare senza diluizione su piante già cresciute.

Latte: diluito  al 50% con acqua, spruzzare ogni 3-4 giorni. Il latte ostacola l’adesione del fungo alla pianta.

Macerato di equiseto: fate macerare in 10 litri di  acqua fredda per due giorni 500 grammi di equiseto. Filtrate e spruzzate sulle piante.

 

 

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